Sempre più mediterranea la dieta degli italiani
La piramide alimentare è la rappresentazione grafica più utilizzata (e più nota) per promuovere un corretto regime alimentare. Nata nei primi anni ‘90 negli Stati Uniti ed accolta circa 10 anni dopo anche dal Ministero della Salute italiano, la piramide alimentare formalizza le indicazioni della cosiddetta “dieta mediterranea”, che promuove consumi più frequenti di frutta e verdura, un giusto apporto di carboidrati e di proteine, privilegiando legumi, pesce e carni bianche, ed un limitato consumo di carni rosse e salumi.
Nonostante il modello nutrizionale della dieta mediterranea sia ritenuto essere nel complesso non lontano dal regime alimentare degli italiani, tra le frequenze di consumo teoriche proposte dal modello della piramide alimentare e le effettive scelte alimentari quotidiane degli italiani vi sono ancora molte differenze. Nonostante, peraltro, la dieta degli italiani oggi sia significativamente più adeguata sia rispetto a quella degli altri paesi europei che dalle stesse scelte passate delle famiglie italiane.
Grazie ai dati sulle frequenze di consumo alimentare rilevate dall’indagine Stili d’Italia dell’Ufficio Studi ANCC-Coop che ha raccolto le dichiarazioni spontanee degli intervistati e alle elaborazioni di REF Ricerche, è stato possibile testare il tasso di corrispondenza degli italiani alla piramide teorica, come pubblicata nel Quaderno del Ministero della Salute n.25 (Ottobre 2015), la quale assegna per ciascun “gradone” una frequenza di consumo ideale per ogni prodotto.
Ai fini dell’elaborazione, l’intensità delle frequenze di consumo è stata riparametrata sulla base delle opzioni di risposta presenti nell’indagine, pur mantenendo una linea coerente con la piramide pubblicata nel Quaderno del Ministero della Salute. Sono state applicate due modifiche in termini di prodotti: le carni rosse, coerentemente con le linee guida diffuse dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, sono state collocate sul gradone all’estremità della piramide insieme ai salumi (precedentemente erano insieme a carni bianche, pesce e formaggi), mentre i legumi sono stati collocati nel terzo gradone (frequenza: 3 o più volte a settimana) insieme al latte.
I risultati dell’analisi descrivono l’effettiva correttezza della dieta alimentare degli italiani. Il grado di corrispondenza delle frequenze di consumo effettive a quelle teoriche previste dalla piramide è pari al 74%. Si tratta di un dato che presenta declinazioni diverse a seconda delle caratteristiche dei consumatori, ma che prima di tutto ci indica dove la dieta degli italiani è carente. Gli italiani mangiano meno frutta e verdura di quanto dovrebbero (26 punti rispetto alla frequenza di consumo ritenuta ottimale). All’opposto, se la base è troppo stretta, l’estremità della piramide è troppo larga, facendole assumere una forma trapezoidale. Il consumo di carne rossa e salumi è lontano di 33 punti dalla frequenza ideale, però in eccesso, nonostante i trend di consumo degli ultimi anni suggeriscano una fuga degli italiani dalle carni rosse.
Un buon tasso di corrispondenza al modello teorico è invece quello relativo al “gradone”che mette insieme carni bianche, pesce e formaggi (80%), da consumare in linea teorica 1-2 volte a settimana, seppur presenti ancora una carenza rispetto ai dettami della piramide. Un dato molto simile proviene dal consumo delle principali fonti di carboidrati, pasta e riso, mentre il “gradone” della frequenza di consumo trisettimanale (latte e legumi), è carente di 30 punti rispetto al modello teorico.
Spunti interessanti sul grado di corrispondenza degli italiani alla piramide teorica ci arrivano anche guardando ai diversi profili dei consumatori. Intanto, le donne sono più disciplinate degli uomini nel seguire la dieta mediterranea, con uno scarto in positivo del 2,3%. Decisivo, in questo caso, è il consumo più frequente di frutta e verdura, tanto da avvicinarsi dell’8% in più rispetto agli uomini al “gradone” teorico. La disciplina alimentare ed il “mangiare sano” sembrano essere correlati all’anzianità.
La migliore alimentazione cresce al crescere dell’età dei consumatori: 71% nella fascia 18-35 anni, 73,5% nella fascia 36-45 anni, 75% nella fascia 46-55 anni e 77% in quella 56-65 anni. In questo caso, sono 3 i fattori che spiegano il gap fra l’aderenza alla piramide teorica dei più giovani e della fascia d’età più anziana fra quelle considerate sono tre: l’intensità maggiore nella frequenza di consumo di frutta e verdura (12% lo scarto fra l’aderenza alla piramide dei 56-65enni rispetto ai 18-35enni), così come di pesce (7,6%), il quale presenta una indubbia correlazione con il livello del reddito ed è quindi maggiormente fruibile dai più anziani, e la minore frequenza di consumo di carni rosse, che posiziona la fascia di età 56-65 anni più vicina di 9 punti al modello teorico rispetto ai più giovani.
La frequenza di consumo di frutta e verdura è maggiore nel Nord-Ovest, che però è carente di carboidrati rispetto al Sud e alle Isole (4%). Sempre nel Sud, la frequenza di consumo di legumi si avvicina molto a quanto prescritto dalla dieta mediterranea (82% l’aderenza al modello teorico), tuttavia la frequenza di consumo di carni rosse e, soprattutto, di salumi, è più intensa rispetto al resto d’Italia (3,4% lo scarto fra l’aderenza al modello teorico del Nord-Este del Sud).
Le previsioni di consumo alimentare degli italiani nei prossimi 5 anni mostrano una tendenza molto chiara nello scarto fra le risposte di chi pensa mangerà “di più”, “di meno o uguale” gli alimenti fondamentali della nostra dieta. Carni rosse (-25%), salumi (-25%) e formaggi (-12%) sembrano debbano diminuire la loro frequenza sulle tavole degli italiani, mentre verdura (38%), frutta (37%), legumi (27%) e pesce (26%) sono destinati ad essere sempre più centrali nella dieta dei consumatori.
L’indagine sulle tendenze alimentari del futuro rivela due ulteriori caratteristiche del cambiamento e della convergenza verso la dieta mediterranea. I motori dell’innovazione alimentare saranno infatti due: il Sud, che si sposterà con un’intensità maggiore rispetto al resto del Paese sul consumo di frutta, verdura, carni bianche, pesce e legumi, e i giovani (18-35 anni), che per 6 prodotti su 10 (carni bianche, pesce, pasta/riso, frutta, verdura e legumi) dimostrano di essere più innovatori rispetto ai connazionali di fasce d’età superiori.
Il meridione e i giovani saranno quindi i capofila di un’Italia più mediterranea sul cibo, e sempre più aderente al modello nutrizionale prescritto dalla piramide alimentare.
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