GLI STILI ALIMENTARI DEGLI ITALIANI DIVENTANO FLUIDI E SI ALLONTANANO DALLA TRADIZIONE
L’indagine STILI D’ITALIA curata dall’ufficio studi di ANCC-COOP consente di approfondire gli stili alimentari degli italiani, il loro sovrapporsi e la presumibile dinamica futura. Sono sempre di più gli italiani alla ricerca di nuovi stili alimentari e che, a quello della tradizione, affiancano approcci diversi che si muovono in due direzioni privilegiate: l’innovazione da un lato e il risparmio dall’altro. Tutti i figli puntano però, con sempre maggiore interesse alle nuove culture alimentari. Lo stile alimentare in maggiore crescita è il biosalutismo, che nelle intenzioni degli italiani è destinato a crescere del 24% così come il VEG & VEG (+18%).
Il mosaico degli stili alimentari degli italiani è un insieme complesso dove la tradizione a tavola si interseca con la necessità di rinunciare a particolari ingredienti, la voglia di sperimentare nuovi prodotti e l’esigenza di far quadrare il budget familiare. Peraltro, gli stili alimentari degli italiani non solo si sovrappongono negli stessi segmenti della domanda, ma si susseguono sul piano temporale. I comportamenti alimentari sono infatti sempre più fluidi e le scelte sono in continua evoluzione spostandosi da uno stile ad un altro in maniera anche molto repentina.
Grazie all’indagine stili d’Italia dell’Ufficio Studi ANCC-Coop, su un campione rappresentativo degli italiani tra i 18 e i 65 anni, è stato possibile tracciare un quadro riassuntivo degli stili alimentari del Paese, cercando di fotografarne la complessità e di individuarne le principali caratteristiche evolutive. Ciascun italiano indica di seguire in media 1,2 stili alimentari, un dato che racchiude al suo interno sia i consumatori che seguono un solo stile, i puristi del cibo, e sia chi invece è uno sperimentatore, e segue anche più di 2 o 3 stili alimentari contemporaneamente.
Guardando alla totalità del campione, emerge chiaramente come lo stile “tradizionale” sia ancora il più seguito sulle tavole degli italiani (68,5%). Ma proprio a partire dalla forza della nostra tradizione alimentare di cui tutti sono naturalmente partecipi, una parte considerevole di italiani, circa il 50% sperimenta direzioni nuove e diverse. La pattuglia più nutrita (poco meno di un quinto) si riconosce in un approccio biosalutista, un 12% si indirizza verso scelte alimentari low cost, meno di un decimo della popolazione si riconosce ancora in uno stile lactose free oppure in un approccio vegano/vegetariano. La pattuglia più piccola è quella dei gluten free che comunque pesano per circa il 5% della popolazione complessiva.
La rappresentazione grafica dell’universo delle combinazioni degli stili alimentari, quasi un quadro astratto, rende evidenti l’intricata sovrapposizione dei diversi stili alimentari e ci rivela le polarità più rilevanti e l’appartenenza alle diverse “tribù del cibo”. In primo luogo, la concentrazione maggiore di “puristi”, ovvero di coloro che seguono un solo stile alimentare, si trova fra i tradizionalisti.
In altre parole, il 67% di chi segue la tradizione (e circa la metà della popolazione complessiva) non si lascia contaminare da altre tendenze alimentari (i tradizionalisti). Sembrano contaminarsi maggiormente i fautori delle scelte biosalutiste, vegge e free from che si addensano negli stessi ambiti sociali e sono accomunati dalla stessa propensione alla sperimentazione (gli innovatori). Il “low-cost”, infine, rimane molto legato alla tradizione (82%) e solo in minima parte si sovrappone agli altri stili alimentari rimanendone sostanzialmente autonomo; in altre parole, chi segue uno stile al risparmio è un purista della tradizione con qualche problema economico in più (i risparmiatori).
La complessità della rappresentazione degli stili alimentari degli italiani non sta soltanto nella molteplicità delle combinazioni fra le diverse categorie di consumo, ma anche nella velocità e nella frequenza con cui si cambiano e si sovrappongono fra loro. La quota di seguaci dello stile tradizionale nel campione è destinata ad aumentare leggermente nei prossimi anni (+6%), ma a fronte di una perdita superiore subita in passato (-8%). Lo stile alimentare del futuro, invece, è il biosalutismo, che nelle intenzioni degli italiani è destinato a crescere del 24%, così come il veg & veg (+18%), che sconta però un tasso più elevato di abbandono (-10%).
Il trend di crescita in futuro sembra essere molto positivo anche per gli stili alimentari “senza”: il “senza lattosio” andrebbe a raddoppiare la base di seguaci (+9%), mentre il “senza glutine” addirittura a triplicarla (+9% dal +5% iniziale). Vale la pena notare come gli stili alimentari più innovativi, e per definizione più seguiti dagli italiani più sensibili alle mode, scontino tassi di abbandono molto elevati. È il caso soprattutto del veg & veg e degli stili alimentari del “senza”, per cui vale il principio del “try and judge”: dopo un tentativo iniziale sulla scia della curiosità e della voglia di sperimentare può facilmente subentrare il desiderio di cambiare nuovamente, in alcuni casi perché le aspettative iniziali non vengono corrisposte o se ne generano di più allettanti.
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